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Letteratura italiana Einaudi 228
Giovanni Boccaccio - Amorosa visione
E dimmi s è smarrito il tuo vigore
che tu non pensi alle cose passate, 35
obliando virtù, fama ed onore?
forse ch ella le forze t ha levate
con qualche ingegno suo fallacemente,
com altre, a lei simil, fan spesse fiate?
Almen non dovria mai della tua mente 40
trar quel che n culla fanciullin facesti,
l uno uccidendo e poi l altro serpente.
Ricordar de ti ancor ch uccidesti
il fier Busiri, e in Libbia l forte Anteo
figliuolo della Terra poi vincesti. 45
Vinto traesti il mostro cerbereo
di tre gran teste, e tu con tre catene
legasti lui, né valse l latrar reo.
Il drago ancora con sudanti pene,
ch ognor sanza dormire i pomi d oro 50
guardando stava, fu morto da tene.
I forti corni al furioso toro
rompesti, e i fier Centauri ancor domasti
quando già combattesti pria con loro.
Or non fosti colui che consumasti 55
l Idra, che doppi capi per su aiuto
rimettea quando glile avevi guasti?
non fu d Arcadia il guastator feruto
da te già? certo sì fu, e fu colui
ch avea di carne umana riempiuto 60
ogni suo armento, togliendo l altrui;
e con tua mazza quel Caco rubesto
poscia uccidesti, rubato da lui,
Ritenesti anco tutto, dopo questo,
il ciel gravante sopra le tue spalle, 65
ch ogni altro uomo averia premuto e pesto.
E s io volesse andar per dritto calle
ogni vittoria a tua mente rendendo,
avrei qui troppo a fare a ricontalle.
Letteratura italiana Einaudi 229
Giovanni Boccaccio - Amorosa visione
Queste so c hai a mente: or dunque, essendo 70
appresso te, talora fra te stesso
non ti vergogni lei strana seguendo?
Volesse Iddio che mai al meschin Nesso
non m avessi levata, che m amava,
e forse n gioia or mi sarei con esso! 75
Ed io pertanto non imaginava
che mai per altra donna mi lasciassi,
i poi che per altrui te non lasciava.
Se in quella, con cui lieto ora ti passi
dismemorato in festa ed allegrezza, 80
tanta grazia e virtù forse trovassi,
tanto piacere e tanto di bellezza
quanto si trova in me, non stimerei
che aver lasciata me fosse sciocchezza.
Ognora più di ciò ti loderei: 85
ma s io ho ben la sua bellezza intesa,
certo io son molto più bella di lei,
molto per cui esser mi tengo offesa.
Ma torna a me, ché tutto ti perdono,
e la tua forza in bene ovrar palesa: 90
io chieggio a te di grazia questo dono».
Letteratura italiana Einaudi 230
Giovanni Boccaccio - Amorosa visione
CANTO XXVII
Mostravasi ivi ancora effigiata
la valle d Ida profonda ed oscura,
d alberi molti e di frondi occupata,
ov io discernei l inclita figura
di quel piacevol bel pastor troiano, 5
per cui Troia sentì l estrema arsura.
Sol si sedeva là nel loco strano,
davanti, al qual Pallade, Giuno e Venere
erano con bell aurea palla in mano,
sanza alcun vestimento, ignude, tenere, 10
bianche, vermiglie, vaghe e dilicate,
che a sol vederle ardendo venia in cenere.
E a Paride diceano: «In cui biltate
di noi più vedi, questo pomo d oro
donalo a lei, quando ci avrà notate». 15
Dal capo al piede mirava costoro
Parìs e bella ciascuna tenea,
ma qual più fosse non sapea di loro.
Ognuna d esse a lui ben promettea,
chi senno, chi ricchezza e chi amore 20
di bella donna, pur ch a lei lo dea.
Non ben sapeva essaminar nel cuore
ello qual d esse più biltate avesse,
né qual ben si pigliar per lo migliore.
Nel lungo essaminare infine elesse 25
Vener più bella e diede il pomo a lei,
con condizione ch ella gli attenesse
a farli avere in le sue mani lei,
cui ella avea lodata per sì bella,
che nulla vi era simile di lei. 30
A cui pareva che rispondesse ella:
«Elena trova intanto: col mio aiuto
i farò si che tua si sarà quella».
Letteratura italiana Einaudi 231
Giovanni Boccaccio - Amorosa visione
Costui vid io non lungi indi ascenduto
sovra gran nave e dar le vele al vento 35
ed esser tosto in Sparte pervenuto;
ove disceso, nel suo cuor contento,
partito Menelao per gir in Creta,
incominciò a fornir suo intendimento.
Ma dopo molte cose, quivi lieta 40
con esso Elena bella e graziosa,
saliti in nave, per li undosi freta
poste le vele, sanza alcuna posa
tornava a Troia, e quivi si mostrava
quanto la vita lor fosse gioiosa. 45
Ivi Enone ancor mesta lagrimava
il perduto marito e con pietose
parole invano a sé lo richiamava.
Là Ifi e Iante con feste amorose
vedeansi pria che maschio ritornasse 50
que che l suo sesso tanto tempo ascose.
Appresso mi parea che seguitasse
la bella Laodomia sospirando,
come se del suo mal s indovinasse,
raviluppata né di sé curando, 55
Protesilao di naturale cera
fattosi pigner, lui raffigurando.
E poscia a quello innanzi posta s era
in ginocchion, dicendo: «Signor mio,
s io ti sono amanza e donna vera, 60
leal come dicesti, deh, fa ch io
ti veggia ritornar con quella gloria,
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