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ratolo Nino.
Ma cotesta bambina è figlia di comare Nunzia, op-
pure della prima moglie?
È figlia della prima. A quest altra le voleva bene co-
me fosse sua mamma davvero, perché l orfanella era an-
che sua nipote .
La piccina, udendo che parlavano di lei, si mise a
piangere cheta cheta in un cantuccio, per sfogarsi il cuor
grosso, che aveva tenuto a bada giocherellando col
grembiale.
Vien qua, vien qua, riprese comare Sidora. La
focaccia è bell e pronta. Via, non piangere, ché la mam-
ma è in paradiso .
La bambina allora si asciugò gli occhi coi pugni chiu-
si, tanto più che comare Sidora dava mano a scoperchia-
re il forno.
Povera comare Nunzia! venne a dire una vicina
affacciandosi sull uscio. Adesso ci vanno i beccamorti.
Sono passati di qua or ora.
Lontano sia! ché son figlia di Maria! esclamarono
le comari facendosi la croce.
Comare Sidora levò dal forno la focaccia, la ripulì
dalla cenere, e la porse calda calda alla bambina, che la
prese nel grembiale, e se ne andava adagio adagio, sof-
fiandovi sopra.
Dove vai? Le gridò dietro comare Sidora. Resta
dove sei. A casa c è il ba-bau colla faccia nera, che si
porta via la gente .
Letteratura italiana Einaudi 41
Giovanni Verga - Novelle Rusticane
L orfanella ascoltò seria seria, sgranando gli occhi.
Poi riprese colla stessa cantilena cocciuta:
Vo a portarla alla mamma.
La mamma non c è più. Statti qua . Ripeté una vi-
cina. Mangiala tu la focaccia .
Allora la piccina si accoccolò sullo scalino dell uscio,
tutta triste, colla focaccia nelle mani, senza toccarla.
Ad un tratto vedendo arrivare il babbo, si alzò lieta, e
gli corse incontro. Compare Meno entrò senza dir nulla,
e sedette in un canto colle mani penzoloni fra le ginoc-
chia, la faccia lunga, e le labbra bianche come la carta,
ché dal giorno innanzi non ci aveva messo un pezzo di
pane in bocca dal crepacuore. Guardava le comari come
a dire: Poveretto me!
Le donne, al vedergli il fazzoletto nero al collo, gli fe-
cero cerchio intorno, colle mani intrise di farina, com-
passionandolo in coro.
Non me ne parlate, comare Sidora! ripeteva lui,
scuotendo il capo e colle spalle grosse. Questa è spina
che non mi si leva più dal cuore! Vera santa era quella
donna! che, senza farvi torto, non me la meritavo. Fino
ad ieri, che stava tanto male, s era levata di letto per an-
dare a governare il puledro slattato adesso. E non voleva
che chiamassi il medico per non spendere e non com-
prare medicine. Un altra moglie come quella non la tro-
vo più. Ve lo dico io! Lasciatemi piangere, ché ho ragio-
ne!
E seguitava a scrollare il capo, e a gonfiare le spalle,
quasi la sua disgrazia gli pesasse assai.
Quanto a trovarvi un altra moglie aggiunse la Li-
codiana per fargli animo non ne avete che a cercarla.
No! no! badava a ripetere compare Meno colla te-
sta bassa come un mulo. Un altra moglie come questa
non la trovo più. Stavolta resto vedovo! Ve io dico io!
Comare Sidora gli diede sulla voce: Non dite spro-
positi, ché non sta bene! Un altra moglie dovete cercar-
Letteratura italiana Einaudi 42
Giovanni Verga - Novelle Rusticane
vela, se non altro per rispetto di questa orfanella, altri-
menti chi baderà a lei, quando andrete in campagna! vo-
lete lasciarla in mezzo alle strade?
Trovatemela voi un altra moglie come quella! Che
non si lavava per non sporcar l acqua; e in casa mi servi-
va meglio di un garzone, affezionata e fedele che non mi
avrebbe rubato un pugno di fave dal graticcio, e non
apriva mai bocca per dire «datemi!». Con tutto questo
una bella dote, roba che valeva tant oro! E mi tocca re-
stituirla, perché non ci son figliuoli! Adesso me l ha det-
to il sagrestano che veniva coll acqua benedetta. E come
le voleva bene a quella piccina, che le rammentava la sua
povera sorella! Un altra, che non fosse sua zia, me la
guarda di malocchio, questa orfanella.
Se pigliaste la terza figlia di curatolo Nino s aggiu-
sterebbe ogni cosa, per l orfana e per la dote . Osservò
la Licodiana.
Questo dico io. Ma non me ne parlate, ché ci ho tut-
tora la bocca amara come il fiele.
Non son discorsi da farsi adesso . Appoggiò coma-
re Sidora. Mangiate un boccone piuttosto, compare
Meno, che siete tutto contraffatto.
No! no! andava ripetendo compare Meno. Non
mi parlate di mangiare, che mi sento un nodo alla gola .
Comare Sidora gli mise dinanzi, su di uno scanno, il
pane caldo, colle olive nere, un pezzo di formaggio di
pecora, e il fiasco del vino. E il poveraccio cominciò a
mangiucchiare adagio adagio, seguitando a borbottare
col viso lungo.
Il pane, osservò intenerito, come lo faceva la
buon anima, nessuno lo sa fare. Pareva di semola addi-
rittura! E con una manata di finocchi selvatici vi prepa-
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